Alla ricerca della Vita, alla scoperta delle Origini

Mostra di pittura a cura di Giovanna Cardini - Opere di Gianfranco Bianchi

 

 

 

 

 

 

Gianfranco Bianchi è il traghettatore della materia verso il divino. La sua arte è uno strumento comunicativo puro, immediato.

Il colore, consistente e corposo, si impone nello spazio e diventa vivo attraverso la luce, vera forza universale; colore che è essenza di vita, in contrapposizione all'oscurità dello sfondo, all'ignoto dell'anima umana e all'immensità dalla quale essa deriva. Lo spettatore viene proiettato al di fuori del proprio spazio e del proprio tempo, in una dimensione dilatata, sconosciuta e pure interiore ed è spinto a riflettere, a porsi domande su ciò che l'artista definisce " caos apparente".

Un caos a tratti confuso e a tratti fluido, ritmato da una natura forte che emerge attraverso la materia di metalli quali l'oro, il rame, il bronzo: è il brodo primordiale dell'esistenza, apparentemente caotico ma in realtà portatore di un equilibrio perfetto.

L'artista, attraverso la posizione adottata fisicamente nell'atto del creare, lo respira e ne viene assorbito, vi rimane intrappolato per poi esplodere lasciando tracce visibili di sè, primitive, profonde e vere. Le sue sono forme interiori che emergono, tattili, grazie alla generosità di colore impresso sulla tela che diviene il punto d'incontro tra materia e anima, vero trait d'union tra il vissuto dell'artista e le sue passioni, le sue paure.

La tela è la madre terra e il pittore la abita, la vive. Da qui osserva l'universo che lo circonda, gli ammassi interstellari così lontani.

Bianchi va oltre l'action painting: il suo dripping si evolve in liquidismo e i colori si mescolano sulla tela inclinata in movimenti vitali, palpitanti. Veri interpreti dei sentimenti, riflettono, attraverso la loro intensità, l'essenza umana.

Davanti alle sue opere, l'osservatore ascolta il silenzio dell'artista come rapito da una sinfonia, da una musica che incanta e avvolge in linee infinite e tangibili. L'occhio si perde nella profondità della tela per afferrare la superficie terrena, reale; percepisce la distanza tra l'immenso e l'umano in una continua messa a fuoco ora dell'uno ora dell'altro, con la sensazione di poter rimanere intrappolati in qualche dove, tra le due dimensioni. rassegnata, la vista cede davanti a tanta profondità.

Poi , quando tutto si placa, l'opera cambia posizione, cattura lo spazio perpendicolare, si accende. L'artista adesso si ferma davanti alla propria creazione, diviene lui stesso osservatore del proprio io. E la tela inizia a danzare.

 

Sabrina Ceni (Merlino Bottega d'Arte, Firenze)

Giugno 2014

 

 

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Dripping con acrilico e smalto su tela, cm 70x100 2013

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